Auto, ecco perché i tempi di consegna sono così lunghi: «Mancano autisti ucraini»- Corriere.it

2023-03-08 14:58:20 By : Ms. Kerry Y

La guerra impedisce di lavorare a molti camionisti specializzati nel trasporto su bisarca. Un problema che si aggiunge alla carenza di microchip. Il risultato? Un’auto si può aspettare anche un anno

Auto, ecco perché i tempi di consegna sono così lunghi: «Mancano autisti ucraini»

Chiunque abbia tentato l’acquisto di un’auto nuova negli ultimi due anni può testimoniarlo: tempi di consegna eterni, impossibilità di scelta di alcuni optional, prezzi alle stelle. Una situazione che peggiora di giorno in giorno e che ha più di una spiegazione. Se inizialmente il capo d’imputazione principale era la mancanza dei chip (consideriamo che in una citycar ci sono circa 600 microchip, in un’ammiraglia circa 4 mila) oggi c’è un enorme problema legato alla logistica: mancano le bisarche per trasportare le vetture dalle fabbriche ai concessionari .

Guido Tocci, direttore generale di Dacia Italia

Guido Tocci, direttore generale di Dacia Italia

«Una delle ragioni è legata alla nazionalità degli autisti — spiega Guido Tocci, capo di Dacia Italia —. Più della metà dei trasportatori nel nostro Paese e in Europa sono ucraini e, a causa della guerra , hanno dovuto interrompere la loro attività».A questo si aggiungono altri colli di bottiglia: al porto di Livorno, dove arrivano moltissime vetture da fuori Europa per lo sdoganamento, si registrano forti ritardi per problemi logistici e mancanza di personale.

Giuseppe Bitti, amministratore delegato Kia Italia

Giuseppe Bitti, amministratore delegato Kia Italia

Nel caso di Dacia sono auto provenienti dal Marocco (Sandero), nel caso di Kia dalla Corea del Sud (Picanto, Stonic, Niro, Sorento ed Ev6). «Il problema c’è - spiega Giuseppe Bitti, amministratore delegato di Kia Italia -. Il porto di Livorno non riesce a gestire in serie gli sdoganamenti e accumula ulteriore ritardo perché mancano le bisarche per spostare le auto . O meglio, le bisarche ci sono, gli autisti no e i prezzi del servizio sono aumentati del 25-30%. Per portare le auto dalla dogana ai concessionari un tempo ci voleva una settimana, oggi almeno tre», continua Bitti, sottolineando che le problematiche legate alla guerra hanno colpito anche il trasporto su rotaia. «I nostri modelli che arrivano dalla Corea un tempo viaggiavano su rotaia 24 ore al giorno. Oggi i passaggi in Ucraina sono solo diurni e i rallentamenti inevitabili».

Nessun costruttore passa indenne dalla crisi: se per avere una Volkswagen Golf o T-Roc bisogna attendere almeno nove mesi , Jeep può arrivare fino a sette mesi per la Compass ibrida plug-in, Peugeot otto-nove mesi per 2008 e 3008, Kia arriva a 6 mesi per una Niro, a 10 mesi per una Sorento, mentre Dacia comunica ai clienti in fase d’acquisto sei mesi per Sandero e cinque per Duster («Merito di una situazione migliorata nell’ultimo periodo», spiega Tocci).

Raffaele Fusilli, amministratore delegato Renault Italia

Raffaele Fusilli, amministratore delegato Renault Italia

La storia peggiora con i marchi premium perché più sofisticati: Audi, Bmw e Mercedes-Benz sono tutti allineati tra gli otto e i dodici mesi a seconda di modello e motore. L’attesa si moltiplica se si parla di auto ibride ed elettriche e se si abbonda con gli optional. Il più problematico da avere? Il tetto apribile. «La situazione non migliorerà almeno per tutta la prima metà dell’anno, siamo al lavoro per cercare di trovare le migliori soluzioni : ogni giorno conta», commenta Raffaele Fusilli, amministratore delegato di Renault Italia. Iniziata con l’arrivo della pandemia, la crisi dei chip ha dato una forte scossa all’industria automobilistica. La chiusura temporanea delle fabbriche per il Covid ha causato l’annullamento in massa degli ordini di chip per veicoli e le società produttrici (quasi tutte in Asia) li hanno rimpiazzati con quelli per smartphone, pc, tablet e tv (molto più redditizi) e le cui richieste nel biennio 2020-2022 sono schizzate alle stelle. Così, l’industria dell’auto è stata messa da parte e ci vorranno almeno due anni per recuperare lo spazio perduto.

Nel frattempo, i costruttori hanno svuotato i piazzali colmi di modelli in attesa di essere venduti e costosissimi da mantenere, razionalizzando produzione, risorse e forza lavoro: uno dei motivi del boom di margini che le case automobilistiche stanno realizzando in questi ultimi anni. Le vendite calano (nel 2022 in Italia il rosso è stato del 9,7% per 1,3 milioni di unità), i guadagni crescono . A perderci, per ora, sono i consumatori che guidano auto sempre più vecchie (la media in Italia è di 12 anni), pagano sempre di più le vetture nuove (la media prezzi è di 26 mila euro) e subiscono la svalutazione dell’auto nuova già acquistata ma ancora non in strada.

Davide Casiraghi, direttore generale di Arval Italia

Davide Casiraghi, direttore generale di Arval Italia

La situazione non cambia quando si parla di noleggio. «I tempi di consegna si sono stabilizzati sui livelli del 2021 quando si attestavano tra 9 mesi e un anno », racconta Dario Casiraghi, direttore generale di Arval Italia, società di noleggio a lungo termine con oltre 243 mila veicoli in Italia e 60 mila clienti. «Rispetto al periodo pre-crisi, i prezzi sono saliti del 20-25% a causa di inflazione crescente, costo del denaro e aumento dei listini. Stiamo cercando di minimizzare gli effetti sul cliente di una crisi che durerà ancora: non credo si possa tornare presto alla normalità e per tutto il 2023 potranno esserci impatti significativi su tutto il settore». Gli stessi problemi si registrano sul noleggio a breve termine, ecco perché è così difficile e costoso affittare un’auto per le vacanze. «La carenza di materie prime e microchip è stata una conseguenza della pandemia che nel nostro settore ha avuto un impatto immediato », spiega Massimiliano Archiapatti, capo di Hertz Italia.

Massimiliano Archiapatti, a.d. e direttore generale Hertz Italia

Massimiliano Archiapatti, a.d. e direttore generale Hertz Italia

Gli effetti diretti sono sui prezzi: «Dopo il lockdown le persone hanno cambiato il loro modo di viaggiare. Siamo convinti che la questione prezzi sia un fattore di mercato, è fisiologico che avvenga al contrarsi del prodotto e al crescere della domanda», sottolinea Archiapatti. Insomma, il 2023 non sarà l’anno del ritorno alla normalità . Un problema in più per i cittadini che si trovano a dover rispettare normative sempre più rigide che impediscono la circolazione delle auto più inquinanti in città, tempi di attesa biblici in caso di acquisto di nuovi modelli e prezzi alle stelle.

Autorizzaci a leggere i tuoi dati di navigazione per attività di analisi e profilazione. Così la tua area personale sarà sempre più ricca di contenuti in linea con i tuoi interessi.